Ho inserito questo connotato della mia vita, perché lo reputo importante tanto per la mia formazione quanto per il mio modo di essere. La musica suonata sui palchi, davanti a migliaia di persone, mi ha dato emozioni forti, adrenalina, entusiasmo, mi ha restituito dosi copiose di energia collettiva, mentre quella suonata nei club mi ha permesso di incrociare singoli sguardi, creare connessioni più intime. La musica ha allenato il mio coraggio nell'incontro con l'altro sin da giovanissimo, mi ha alleggerito dalla gabbia del prendersi troppo sul serio. Forse mi ha fatto comprendere ancor di più quanto fosse necessaria la sincerità, non solo nella vita di una band, ma anche nella personale dedizione ad un progetto. Ho rinunciato più di una volta ad una "bella vita" per rispettare i miei sentimenti, per non violentare le mie espressioni più autentiche, per non fingere gioia e coinvolgimento sul palcoscenico dei concerti e su quello delle relazioni.

 

Com'è nato il tutto?

Si dice, forse a ragione, che il caso non esista, ma sembra proprio essere una cosa inesistente ad aver deciso questa sfera della mia vita, non certo lo studio, la programmazione e gli obiettivi. Tutto comincia da ragazzo, con una band tributo ai Pink Floyd (i V17), un gioco che diventa arte. Poi il flamenco moderno con Almoraima, un progetto tanto colto quanto folle coi Reconné Dada, e la riscoperta della tradizione con l'Antonio Amato Ensemble. 

La situazione è sempre in divenire...

Almoraima 

"Amor gitano"

AnimaMundi Ed. 2010

 

Antonio Amato Ensemble

"Speranze"

Dodicilune Ed. 2016